Proviamo ad osservare i ragazzi di oggi che studiano e fanno i compiti... “studiano per 45 minuti, magari ascoltando la musica, poi chattano qualche minuto, fanno una sosta giocando a Clash Royal, poi studiano 20 minuti, la merenda e un programma veloce su Disney Channel e poi di nuovo sul libro mentre guardano un video sullo smartphone.
Per noi la regola era quella di fare una cosa alla volta, non potremmo mai adottare questa modalità “folle”, ci gira la testa solo a guardarli e ci innervosiamo a prescindere, anche se i risultati che arrivano da scuola sono buoni. Per noi questa modalità è semplicemente inconcepibile. Noi eravamo e siamo abituati a fare rigorosamente una cosa per volta e magari in silenzio, loro sono multitasking in modo naturale, non riescono proprio a essere diversi.
Non so quale dei due mondi sia il migliore, e qui ci sarebbe molto da dire, ma una cosa è certa, e non penso si possa ignorare: le cose sono molto cambiate. I nostri ragazzi hanno una nuova intelligenza, o comunque un modo nuovo di usare la vecchia. Riescono a fare più cose contemporaneamente, possono saltare da una cosa all’altra, sono abituati a ricevere informazioni in modo molto molto veloce e a reagire in modo altrettando veloce, amano la grafica e non amano il testo, preferiscono l’accesso random alle informazioni che non quello strutturato. Fanno progressi attraverso la gratificazione immediata.
Questi sono i motivi per cui si parla sempre di più di “gamification” a scuola e non solo. Si sta diffondendo una didattica nuova, si cerca di rendere la trasmissione del sapere attraverso le dinamiche di un gioco. Si applica il learning by doing, dove l’errore non è punibile, ma è una strada positiva e praticabile per arrivare al successo e alla conoscenza tramite l’esperienza.
Se ci riflettiamo infatti non c’è scritto da nessuna parte che non si possa imparare divertendosi, ed è quello che oggi molti educatori digitali stanno cercando di fare con i bambini. L’utilizzo continuativo di videogiochi, di tablet, smartphone e dispositivi elettronici fa male per tutti i milioni di motivi che conosciamo, è assodato e non si può affermare il contrario, è altrettanto vero però che non possiamo vietare completamente ai nostri ragazzi l’utilizzo delle tecnologie, si tratta di insegnargli a scegliere e porre dei limiti di tempo.
Se impareranno ad utilizzare la tecnologia in modo consapevole, se impareranno che loro possono comandare la tecnologia, attraverso la programmazione, la robotica e la loro creatività potranno davvero guidare il mondo di domani.
La NetGeneration
Cosa sta cambiando nella mente dei nostri figli l’era digitale? Come si sta evolvendo la NetGeneration? Una nuova specie sta comparendo nelle nostre case: sono i “nativi digitali”, la NetGeneration, i bambini nati dopo la rivoluzione Internet. Numerosi studi confermano che la loro intelligenza è diversa. Nel 2009 la Washington University ha pubblicato uno studio sulla mente dei lettori di opere narrative, in cui si evidenziava che i lettori simulavano ogni situazione incontrata nel racconto nella loro mente, attivando varie regioni cerebrali. Le scene simulate coinvolgevano le stesse zone del cervello che sarebbero state usate nella realtà. Quando l’uomo ha imparato a seguire la trama di un racconto in una successione di pagine stampate la sua mente è diventata sempre più contemplativa, riflessiva e capace di fantasia. Quando mappa e orologio sono diventati di uso comune, insieme ad altre invenzioni di tipo intellettuale, le nostre facoltà mentali si sono ampliate, altri tipi di invenzione hanno poi potenziato la forza fisica dell’uomo o i suoi sensi.
L’utilizzo di nuove tecnologie crea un nuovo modo di pensare. Il pensiero sta diventando più superficiale? Oggi ci troviamo a vivere una nuova rivoluzione. Le nuove tecnologie stanno aumentando potenzialmente la produzione, la disponibilità e la condivisione di contenuti. (Se oggi volessimo stampare su carta tutte le informazioni, disponibili sul web sulla terra non ci sarebbe spazio per le persone!) Il nostro modo di leggere sta cambiando radicalmente, i link, i motori di ricerca, l’utilizzo degli strumenti multimediali ci facilita nel reperire notizie, contenuti, competenze, ma rende la nostra lettura più superficiale. Impossibile sarebbe accostarsi ai contenuti web con l’attenzione e la profondità con cui ci approcciamo ad un libro.
La NetGeneretion non ha un modo di lettura e di pensiero lineare, ma ha sviluppato una lettura e un pensiero reticolare. La mente ha sviluppato questa abilità per salvarsi dal sovraccarico informativo e per la necessità di tenere sotto controllo continuamente tutti i social. I nostri figli si stanno immergendo sempre di più nella realtà virtuale. Per la mente dei nostri figli diventa impossibile gestire e memorizzare questa mole di informazioni.
E quindi cosa succede?
Loro affidano all’esterno non solo più i ricordi, le foto, ma anche le emozioni, gli stati d’animo, lo scambio, tutto è cloud, tutto è sul web e nel web, dove purtroppo non tutti sono eticamente corretti. I nostri ragazzi, i nostri bambini quanto sono consapevoli di questo? Sanno difendersi, dosare, scegliere le informazioni da condividere?
Dobbiamo e abbiamo il dovere di aiutarli, non possiamo lasciarli soli.
È vero stanno diventando bravi a scegliere tra migliaia di contenuti, imparano in modo naturale alcune tecniche di problem solving, ma che succede a linguaggio, memoria, elaborazione visiva e soprattutto alla creatività che caratterizza da sempre bambini e ragazzi?
Queste nuove tecnologie creano dipendenza, dobbiamo insegnare ai nostri figli a non abusarne, a non farsi comandare dal mondo virtuale, ma a comandarlo! Dobbiamo indicare loro la via, non devono essere utilizzatori passivi della tecnologia, devono imparare ad essere attori attivi, personaggi principali. E quindi perché giocare con un videogioco creato da qualcun altro, perché scaricare tante app, quando il videogioco posso crearlo io e inventare le app che mi servono? Il nostro motto è «Il videogioco è mio… e me lo invento io!»